“Per anni i compagni benestanti ridevano della figlia della portinaia. Ma il giorno del diploma, quando una limousine si fermò davanti alla scuola e lei ne scese con passo sicuro, le risate si spensero di colpo e lasciarono spazio a un silenzio stupefatto.”

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Storia 1 — Il sacchetto sulla soglia

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Ogni giorno, all’ora di chiusura, Alice — proprietaria di un ristorante elegante — metteva da parte un sacchetto con il cibo rimasto. A ritirarlo arrivava puntuale Chris: educato, in ordine, certo non l’idea che uno si fa di un senzatetto.

«Perché non mangi a casa, Chris? Tua madre sta male?» azzardò un pomeriggio.

Per un istante gli si velò lo sguardo, poi tornò il sorriso di circostanza. «Grazie per tutto… devo scappare.»

Quella volta la curiosità ebbe la meglio: Alice lo seguì a distanza. Niente dormitorio, niente orfanotrofio. Chris raggiunse una casetta modesta, lasciò il sacchetto davanti alla porta e sparì prima che qualcuno aprisse. Alice rimase sul marciapiede, con la sensazione di aver intravisto una storia più grande della sua domanda.

Storia 2 — La limousine bianca

Alla scuola di Sonya, figlia della donna delle pulizie, le battute erano all’ordine del giorno. Era entrata lì grazie a una borsa di studio, in un ambiente dove contavano soprattutto marchi e cognomi.

«Ehi, Kovaleva,» la punzecchiò Kirill Bronski in classe, «è vero che tua madre ieri ha pulito il nostro spogliatoio?»

Sonya inspirò, raccolse i quaderni. «Sì. E allora?»

«Niente,» sogghignò lui. «Solo che mi chiedevo come arriverai alla cerimonia… In autobus? Con il secchio?»

Risate. Sonya non replicò: infilò lo zaino e uscì. Fuori dal cancello, Nadezhda — sua madre — l’aspettava con il solito sorriso stanco. Lavorava in tre posti, perché la figlia potesse studiare senza dover chiedere scusa a nessuno.

La voce arrivò alle orecchie di un imprenditore del quartiere. Colpito dalla determinazione di Nadezhda, si mosse in silenzio. Suo figlio, Maxim, s’informò, organizzò, insistette perché tutto fosse perfetto.

Il giorno del diploma, davanti alla scuola si fermò una limousine bianca. Ne scesero Sonya e Nadezhda, eleganti e fiere. Il brusio si spense; anche Kirill rimase muto. Poi, arrossendo, le si avvicinò: «Ho esagerato. Scusami.»

Due mesi dopo, Nadezhda ottenne una promozione. Sonya e Maxim continuarono a vedersi, con la naturalezza di chi ha già capito cosa conta davvero.

Una doppia lezione di dignità: c’è chi condivide il poco che ha senza farsi notare, e chi, nonostante le derisioni, arriva lontano con lavoro, rispetto e una mano tesa al momento giusto.

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