Dopo la separazione, il mio ex ha cominciato a farmi delle richieste. Quando l’ho saputo, mi è venuto da ridere così forte che quasi non riuscivo a fermarmi.

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Per mesi mi sono raccontata che andava tutto bene, che la mia vita non era cambiata di una virgola. Rifiutavo l’idea che Sergey, mio marito, avesse davvero un’altra. Non un capriccio, ma una relazione vera, costruita pezzo dopo pezzo alle mie spalle.

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Il dettaglio più amaro? Era la sua assistente. Si vedevano ogni giorno, a pochi metri dal mio mondo. I segnali c’erano: rientri sempre più tardi, un profumo sconosciuto sulla camicia, telefonate sussurrate dietro le porte chiuse, trasferte improvvise.

Eppure mi zittivo da sola: “È solo ansia, stai esagerando”.

Finché un pomeriggio ho smesso di fingere e l’ho guardato negli occhi:

«Dimmi la verità. La stai frequentando?»

Non ha nemmeno provato a negare. Con una calma gelida, quasi annoiata, ha detto:

«Lo sai già. Meglio averlo messo sul tavolo. Voglio il divorzio.»

Niente scuse, nessuna traccia di rimorso. Come se gli anni insieme fossero stati un errore di battitura.

Arrivarono le frasi di conforto.

«Non ne vale la pena, Olga», sospirò la mia migliore amica, Marina. «Forse è la tua fortuna travestita da disastro.»

Mia madre, indignata, sbottò:

«Non mi è mai piaciuto. Vedrai che troverai di meglio.»

Parole giuste, forse. Ma non bastavano. Io, dentro, speravo ancora che Sergey si svegliasse di colpo e tornasse indietro.

Lo chiamavo. Aspettavo un messaggio. Niente. Si era dissolto, come se io non fossi mai esistita.

Per non impazzire, iniziai a uscire più spesso con Marina e con suo fratello, Kirill. Lo conoscevo da anni di vista; da ragazza mi era perfino piaciuto un po’, ma non era mai successo nulla. Anche lui, appena uscito da un matrimonio finito, portava addosso la sua quota di silenzi.

Con Kirill non c’erano frasi fatte né pep-talk motivazionali. C’era presenza. Camminate lente, cinema la sera, una panchina al parco e un gelato da dividere. Accanto a lui le ferite hanno smesso di sanguinare, piano piano.

Quando il divorzio è diventato ufficiale e Kirill mi ha chiesto se potevamo provarci davvero, ho detto sì. Non era nei miei piani, ma sembrava la cosa giusta. Marina ha stappato un sorriso enorme.

«Finalmente!» ha riso stringendomi. «L’ho sempre saputo. Siete fatti l’uno per l’altra.»

«Davvero lo pensavi?» ho chiesto, sorpresa.

«Ma certo. Chi meglio di te per mio fratello? Quel divorzio, credimi, è stato un regalo.»

Qualche mese prima, quella frase mi avrebbe ferita. Ora mi suonava vera.

Con Kirill mi sentivo vista. Amata in modo semplice e concreto. Attento, premuroso, gentile: tutto ciò che Sergey non era mai riuscito a essere. Per la prima volta dopo anni mi sentivo preziosa.

Poi, un giorno, il nome di Sergey è comparso sullo schermo del telefono. Un nodo allo stomaco. Kirill mi ha fatto cenno di rispondere.

La voce di Sergey dall’altra parte era breve, tagliente:

«Dobbiamo parlarci. È urgente.»

Il giorno dopo, al luogo concordato, non ha perso tempo.

«Voglio indietro la fede» ha detto. «Io e Karina ci sposiamo. Ci servono gli anelli. Quella l’ho pagata io, quindi è giusto che me la ridai.»

Per un istante sono rimasta muta, poi mi è salita una risata chiara, liberatoria. Non di dolore: di lucida incredulità.

«Ce l’ho qui», ho mormorato, estraendo la fede dalla tasca. La tenevo ancora, come si tiene un sasso in fondo al cappotto quando non si è pronti a lasciarlo.

L’ho guardata brillare un attimo alla luce. Poi, con un gesto netto, l’ho scagliata nello stagno. Un cerchio sull’acqua, poi più nulla.

Non ho aspettato di vedere la sua faccia. Mi sono voltata e me ne sono andata. Con lui, è rimasto anche tutto il passato.

La sera ho raccontato tutto a Kirill. Abbiamo riso insieme, non per vendetta, ma per quella strana leggerezza che arriva quando capisci che certe cose — e certe persone — è giusto lasciarle andare.

Non abbiamo fretta di sposarci. Ma sento che lui ci pensa, e forse presto farà il passo. Dopo quello che abbiamo attraversato, entrambi meritiamo una felicità semplice. Mia madre già sogna i nipoti e, per una volta, l’idea non mi spaventa.

Io, adesso, sono in pace. Ho accanto qualcuno che mi sceglie ogni giorno, che mi vede davvero, e con cui costruire qualcosa di nostro. Finalmente, sono pronta.

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