Un cagnolino randagio diventa l’angelo custode che un uomo anziano, piegato dal lutto, aveva sempre sognato di incontrare.

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Dopo la morte della moglie e del figlio, Burt—novantun anni e un’andatura lenta appoggiata a un bastone consumato—aveva smesso di credere ai miracoli. Tutto cambiò il giorno in cui, sulla via della chiesa, l’autunno gli sussurrò tra le foglie e un fievole guaito lo costrinse a fermarsi. Il suono veniva da una scatola di cartone fradicia, lasciata accanto al ciglio della strada.

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Con le ginocchia che bruciavano, si chinò e scoprì un cucciolo bianco e nero, infreddolito e con due occhi enormi che chiedevano aiuto. Sul nastro scollato, un biglietto scolorito: «Abbi cura di lui». Il cuore di Burt—indurito dall’assenza di Martha e del loro James, persi anni prima in un incidente—cedette all’istante. «Il Signore ha i suoi modi», mormorò, avvolgendo la creatura nel cappotto e voltando le spalle alla chiesa per tornare a casa.

Lo chiamò Sebastian, il nome che Martha avrebbe voluto dare a un secondo figlio. Quel nome portò con sé un filo di luce. Fin dal primo giorno, Sebastian riempì di rumori buoni la casa silenziosa: zampette sul pavimento, respiri vicini durante il tè del pomeriggio, uno sguardo vigile ogni mattina sulla soglia. Diventarono inseparabili.

Poi, un mattino, Sebastian non c’era più. Burt lo cercò in ogni via, attaccò volantini ai pali, bussò a porte sconosciute. L’agente Charlie e alcuni vicini si unirono alle ricerche, ma del cane nessuna traccia. Le settimane si fecero lunghe, e con loro l’ansia.

Finché una telefonata non ruppe l’attesa: qualcuno aveva udito abbaiare nei pressi di un vecchio pozzo, su una proprietà abbandonata. Burt arrivò con i pompieri e gli amici. Calarono una fune, chiamarono il cane per nome, e—tra fango e freddo—tirarono su Sebastian: magro, sporco, ma vivo. L’abbraccio di Burt e Sebastian, lì sull’erba umida, fu il miracolo che l’uomo non osava più sperare.

Quella sera la casa di Burt tornò piena: mani che cucinavano, voci che ridevano piano, sedie che si spostavano, e Sebastian rannicchiato ai piedi del suo padrone, stremato ma sereno. Prima di spegnere la luce, Burt accarezzò l’orecchio morbido del cane e sussurrò: «Il biglietto diceva “Abbi cura di lui”. Ma la verità è che sei stato tu a prenderti cura di me».

Si addormentarono così, l’uno accanto all’altro, finalmente a casa.

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