«Mia madre non ha mai approvato il mio matrimonio: ripeteva sempre che lui non era all’altezza di me. Ma quando il mio fidanzato le ha risposto a tono, lei è scappata via.»

0
47

«Non avrei mai immaginato di incontrare Brian in metropolitana. Era quasi mezzanotte, il vagone semivuoto, solo pochi passeggeri esausti sparsi qua e là.

Advertisements

Seduta con i piedi che mi pulsavano dopo dodici ore di turno in ospedale, lo notai: di fronte a me, chino su una vecchia copia sgualcita de Il Grande Gatsby, lo sguardo concentrato e le sopracciglia aggrottate.

C’era qualcosa di magnetico in quel ragazzo: felpa blu scolorita, scarpe consumate, eppure completamente assorbito nella lettura, come se il resto del mondo non esistesse. Non riuscivo a smettere di osservarlo di nascosto.

Quando alzò lo sguardo e incrociò i miei occhi, distolsi subito la testa, arrossendo.
«Fitzgerald fa questo effetto,» disse sorridendo piano. «Ti dimentichi di tutto il resto.»
«Non l’ho mai letto,» ammisi.
Lui spalancò gli occhi. «Davvero? Ti stai perdendo un capolavoro.»
Sorrisi, scrollando le spalle. «Ultimamente non ho molto tempo per leggere.»

Quella sera non ci scambiammo i numeri. Pensai che sarebbe rimasto uno sconosciuto di passaggio, un incontro piacevole e destinato a finire lì.
«Magari ci rivedremo,» disse scendendo alla sua fermata. «Se succede, ti presterò il libro.»
«Mi piacerebbe,» risposi senza crederci troppo.
«Le migliori storie arrivano quando meno ce l’aspetti,» aggiunse con un occhiolino, prima che le porte si chiudessero.

Una settimana dopo, il destino decise di sorprendere entrambi.

Ora di punta, la metro affollata e soffocante. Mi tenevo aggrappata a una barra cercando equilibrio, quando sentii uno strattone: qualcuno stava tentando di strapparmi la borsa.
«Aiuto!» urlai, ma nessuno si mosse. Nessuno tranne lui.

Brian sbucò all’improvviso, si lanciò sul ladro e alla fermata successiva entrambi caddero sul marciapiede. Io guardavo terrorizzata dal vetro finché non riuscii a scendere. Il ladro scappò, ma Brian era lì, con una ferita al sopracciglio e la mia borsa ancora in mano.
«Il tuo servizio di consigli letterari è piuttosto movimentato,» dissi aiutandolo ad alzarsi.
Rise, porgendomela. «E io devo ancora prestarti Gatsby.»

Finimmo a bere un caffè per medicare il taglio. Quel caffè diventò una cena, poi una passeggiata, e infine un bacio che mi fece tremare il cuore.

Sei mesi dopo eravamo follemente innamorati. L’unico ostacolo? Mia madre, Juliette.

«Un bibliotecario, Eliza? Davvero?» disse sprezzante. «Che futuro può offrirti?»
«Uno pieno di libri e amore,» replicai.
«La felicità non paga le bollette,» sbuffò.

Mia madre aveva sempre avuto manie di grandezza, ostentando una ricchezza che in realtà non c’era. Quando Brian mi chiese di sposarlo con un semplice anello di zaffiro, ero al settimo cielo.
«Mi ricordava i tuoi occhi,» disse lui.
«Nemmeno un carato?» commentò lei disgustata. «Pazienza, si potrà sempre cambiare.»

La cena di presentazione con la mia famiglia fu imbarazzante: mamma sfoggiava gioielli e raccontava storie inventate su amici milionari; papà, più discreto, apprezzò la bottiglia di vino pregiato che Brian aveva portato.
«Dove l’hai trovata?» chiese incuriosito.
«Un piccolo vigneto a Napa, il proprietario è un vecchio amico,» rispose lui.
Mamma rise sarcastica: «Che coincidenza, amici di vigneti…»
Papà la fulminò con lo sguardo e lei tacque. Più tardi mi disse che Brian gli piaceva e che mamma prima o poi si sarebbe rassegnata. Io sapevo solo che l’avrei sposato comunque.

I mesi prima delle nozze furono una guerra di frecciate: critiche sul suo lavoro, sui suoi vestiti, su tutto. La sera prima del matrimonio mia madre provò a fermarmi:
«Non è troppo tardi per cambiare idea.»
«Io lo amo,» dissi.
«L’amore non basta. Servono soldi e sicurezza.»
«Con lui mi sento al sicuro.»
«Ti ho cresciuta per cose migliori.»
«Papà mi ha insegnato cos’è davvero importante.»

Il giorno delle nozze arrivò. Cerimonia in una storica biblioteca, il sogno di Brian.
Mentre percorrevo il corridoio, mia madre si alzò interrompendo tutto: «Non è degno di mia figlia!»

Silenzio assoluto. Brian mi prese la mano, sorrise e tirò fuori un documento: il rapporto creditizio di mia madre, carico di debiti. Con calma rivelò la verità: era lui il miliardario, aveva scelto una vita semplice e mi amava per chi ero, non per ciò che avevo.

Mia madre rimase ammutolita e scappò via. Papà mi abbracciò commosso: «Sono fiero di te.»

Ci sposammo e la festa fu splendida. I genitori di Brian mi accolsero con calore, spiegandomi la loro assenza durante il fidanzamento. Quella sera papà mi mandò un messaggio: “Tua madre starà zitta per un po’, ma io sono orgoglioso di voi.”

Brian mi strinse forte e sussurrò: «I veri cattivi sono quelli che danno valore alle cose sbagliate.»
«Questa frase è tua?» chiesi ridendo.
«No,» disse. «Quella è la mia.»

Circondata da libri e dall’uomo che amavo, capii che la vera ricchezza è vivere con autenticità e amare senza condizioni.»

Advertisements